Domenica, 1 Luglio 2007
Il vecchio Mac


Quando mi ha detto Welcome a mezzavoce mi sono sciolta nei ricordi come lo zucchero si scioglie e si arrotola filando intorno al bastoncino. Dimentica dei due o piu’ cavalli troiani che ci hanno azzoppato l’Asus , che non si sa quanti giorni ci mettera’ a tornare a casa. Sono incespicata sulla tastiera priva di vocali accentate ricordandomi che a lungo ho vissuto in un luogo dove non servivano. Mi e’ mancato Word (con le sue strisce a zig zag per attraversare le piccole insidie dell’ortografia e della distrazione) e il suo tesoro di sinonimi e contrari. Ho misurato a spanne il tempo che e’ passato riprovando tutti i miei siti preferiti di allora. Mi sono cosi’ ricordata di essere stata una brava madre, attenta frequentatrice di siti su maternita’, salute , puericoltura, intrattenimento ed educazione (dai siti didattici della BBC alla delfinoterapia che avrebbe dovuto portarci in Florida). Un’artista , inquieta e curiosa se non altro. Ho ritrovato centinaia di foto che avevo dimenticato . Una nevicata che fotografai nel 2004 mi ha fatto venire i brividi a pochi passi da luglio. Era notte fonda quando gli ho accarezzato la calotta superiore come si accarezzerebbe la testa sudata di un bimbo che non la smette di sognare ad occhi aperti. Poco fa mi sono rivista i giochi per il piccolo Giovanni e ho scelto i piu’ belli per quando tornera’(test the toad, snake and ladders) . Ora l’ho messo in standby fino al suo ritorno . Col pulsante giallo arancio che pulsa incantandomi come allora.

 



 


Martedì, 3 Luglio 2007


La tua casa per me
Ti piace ? L’ho fatto per te. La punta a destra è una casa che c’è dietro.
Abitiamo in un piccolo paese di case a due tre piani. Qualche villa, una vera (celebre in tutto il mondo) con un geniale sviluppo in larghezza . Le case che Giovanni disegna non c’entrano niente con le case che vede, e la casa è il cappotto che la sua anima indossa per mostrarsi nei suoi disegni. Tutte quelle finestre e la voglia di altezza mi piacciono molto. E il giallo, e la sorpresa di questa punta che ha disegnato oggi e che lo apre all’idea dello spazio.


 


Giovedì, 5 Luglio 2007

C’è da sperare
Era un posto dove i bambini trasformavano le cose da buttare. Bottoni, bottiglie di plastica, pennarelli usati, tappi, scatole e tubi di cartone trovavano nuova vita, e che vita. Certi giorni seguivano con le dita il contorno dei disegni di Matisse per poi tracciare linee su fogli blu come il cielo. Facevano gli uccellini di creta, e magari anche con le ali doppie così “sono più sicuri di volare bene”. Li ho anche visti disegnare con il bastone sulla ghiaia del cortile immaginando come sarebbe stato vedere dall’alto. Trasformarsi in camerieri per davvero, in draghi per finta. Per finta e per davvero andare in Egitto, in Messico, in Amazzonia. Nello spazio infinito dell’universo ci sono andati sul finire dell’inverno. Costruivano libri, guardavano le piante e gli insetti con occhi da piccoli scienziati. Mi hanno raccontato che un giorno mangiavano la minestra con la loro maestra e per ridere hanno trovato tutte le rime da far volare fuori dalla finestra. Ho visto genitori incontrarsi decine e decine di volte per difendere tutto questo. Trovare il sistema e vederlo buttare via prima ancora di essere letto. Così vanno le cose. Se c’è una cosa bella che funziona, si stia pur certi che arriverà qualcuno a calpestarla. Rispunterà da un’altra parte, in questo c’è da sperare.




 


Lunedì, 9 Luglio 2007


Frammento di storia marina
Sono entrata in acqua piano. Poi ho nuotato. Stile, dorso, rana. Tratti non lunghi e tecnica incerta. Ho fatto il morto, a pancia in giù, a pancia in su, ho giocato nell’acqua come i bambini. Come si fa con i bambini mi hanno detto Basta, adesso dobbiamo andare. Sembra la cosa più naturale del mondo ma io stessa, me l’avessero detto lo scorso anno, Nuoterai il sette di luglio in una spiaggetta della Croazia, non ci avrei creduto. Magari, avrei detto, convinta ormai che certe cose sono impossibili. Invece ce l’ho fatta e se ho fatto questo c’è ben da sperare che possa vincere altri limiti miei. Mi sono iscritta a nuoto a dicembre e due volte a settimana sul bordo e dentro la piscina ho misurato il perimetro vasto vastissimo delle mie irrazionali paure. C’era di che disperare ma ho continuato. Progressi millimetrici mi sembravano certe sere vere e proprie conquiste. Andavo a casa trionfante per avere la volta successiva la sensazione precisa di non essere capace di far niente. A casa raccontavo quel che in realtà avrei fatto di lì a un mese o più. Sono davvero poche settimane che posso dire di saper nuotare. Ma ieri. Ieri ho visto per la prima volta in vita mia il fondale del mare, i piccoli pesci che lo percorrono veloci, la trama mutevole dei riflessi di luce sul fondo, i verdi, i blu, gli azzurri. Ho poi nuotato dov’erano i miei figli, vedendo i bianchi saltelli della loro gioia nel verde . Mi sono abbandonata all’acqua lì, a lungo, gli occhi chiusi pieni di luce. Il mio galleggiare felice sopra quel mare mi è parso una metafora provvisoria che mi porto a casa per vivere.



Lunedì, 9 Luglio 2007

Un seme nel muro
Un seme dev’essere entrato in un buco del muro del giardino. Lì è nata una pianta e lei l’ha fotografata di tanto in tanto durante l’estate.
Capita che questa pianta sia a forma di cuore e che la serie di foto di Miljenka parli così dell’amore. O così mi sembra.


 


Martedì, 10 Luglio 2007

Google Earth 1
Ho sempre amato le visioni dall’alto. Da piccola facevo questa ginnastica di immaginarmi le cose da sopra. Credo che per me fosse un ragionare emozionale sul punto di vista di Dio. Ricordo con precisione che la mia breve preghiera la sera si chiudeva con un segno a elle tracciato con il pollice destro sul palmo della mano sinistra. Era, dall’alto, la disposizione delle tre stanze da letto nelle quali dormivamo ed era il mio modo di chiedere che nulla di brutto accadesse durante la notte. Avevo vent’anni quando ho iniziato a disegnare paesaggi dall’alto, veri o immaginati, chiamandoli prestissimo paese dell’anima. Non ho mai smesso. Anche a Londra ho sempre cercato di salire in alto per guardar giù, fosse una mongolfiera, un’altura o un palazzo. Quando guardo giù se c’è qualcosa dentro di me di accartocciato o dolente, si distende e un po’ si placa. Google Earth è arrivato nella mia vita circa due anni fa. Sono andata subito a rivedere la casa che avevo lasciato due anni prima, piangendo all’istante dall’emozione quando ne ho rivisto il tetto illuminato e la magnolia vicino al cancelletto rosso. Nel tempo ho continuato, andando dove andrei se fossi dotata di ali. O semplicemente dove sogno un giorno di arrivare.New York? Buenos Aires? Zarate? Lisbona?O le piramidi, o le scogliere di Rugen dipinte da Friedrich. Mi sono accorta che queste immagini sono entrate dentro di me, fanno parte del mio pensare. La notte, quando non dormo, ho questo modo di ripensare i luoghi e le persone della mia vita, un modo cui Google Earth ha prestato immagini e punto di vista. Adesso ho capito che è ora di lavorarci ed ho iniziato a farlo. Parto da immagini di luoghi importanti per me, di cose accadute o sognate e lavorando sovrappongo pensieri e segni di pastello, o grafite o pennellate di acrilico o colore ad olio . Poi migro altrove, libera come il mio corpo , con i limiti della materia, i limiti sociali ed economici e fisici, non è stato mai prima. Volo. Proprio ieri sono stata in Africa, vicino a Marrakesch, trovando gialli e forme che diversamente nella mia vita non sarebbero entrati. I lavori , che inizio a pubblicare oggi, si chiameranno Google Earth seguiti da un numero progressivo. Userò il nome d’arte Las. Vado.



 


Mercoledì, 11 Luglio 2007
Google Earth 2 (la terra, la luna e l’abbondanza)


soft pastel on paper

 


Venerdì, 13 Luglio 2007
Google Earth 3


soft pastel on paper


Martedì, 17 Luglio 2007

Google Earth 4


Clapham Junction (detail), work in progress,
acrylic on canvas, cm 100x 120


Venerdì, 20 Luglio 2007
Google Earth 5


Gare de Lyon (detail), work in progress, acrylic on canvas, cm 80 x 120


Giovedì, 26 Luglio 2007
Google Earth 6



Genova
Acrylic on Paper

 

Giovedì, 26 Luglio 2007
Google Earth 7


Paris
Acrylic on canvas, cm 80 x 120