Mercoledì, 4 Aprile 2007

Mi è ritornato in mente domenica mattina, mentre sedevo tra un bambino dagli occhi verdi che stava fermo a fatica e mentalmente faceva il count down per uscire e uno dagli occhi color nocciola, con le mani giunte e assorto come un pastorello di Fatima. Il solo ricordo di quell’affresco mi ha emozionata e ora che siedo davanti a questo schermo dove una somma considerevole di pixel colorati lo ricrea, pur nella imprecisione dei colori e nella pochezza del mezzo tecnologico, non so da dove partire per scriverne. Cosa possono le mie parole davanti all’incanto di quel rettangolo verde acqua che davvero, come dice Giorgio Botta, potrebbe chiamarsi il più bel verde della storia della pittura italiana? Dentro quel verde, i gesti che oltraggiano Cristo sono raccontati attraverso la metonimia figurativa, una parte è chiamata dal pittore a dire il tutto, le mani di chi percuote o schiaffeggia, il volto di chi sputa. La benda bianca sulle palpebre abbassate di Cristo sembra un dettaglio della sindone che si mostra già . E il panneggio è una sinfonia di bianchi. Si immagini di vederlo in una piccola cella, spazio chiaro e silenzioso. E’ lì che lui abita, in una delle celle del Convento San Marco, dove Beato Angelico lo dipinse. Mi sembra sempre che ci siano dei dipinti che sono una prova dell’esistenza di Dio. Metto il Cristo deriso del Beato Angelico tra questi.

 


Beato Angelico, Cristo deriso ,1440-1441

 

Domenica, 8 Aprile 2007

E’ uno degli affreschi che amo di più al mondo . Ne appoggio la riproduzione qui, piccola come una figurina , per augurare a tutti quelli che visitano queste pagine di passare una buona Pasqua e dei giorni sereni e pieni di colore.
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Resurrezione
Piero della Francesca, Resurrezione, Museo Civico, Sansepolcro

 

Martedì, 10 Aprile 2007

Bambino
Ti vedo cambiare. Sta già cambiando la tua pelle chiara, e ogni estate si aggiungerà una manciata di efelidi in più. Bellissime, lo so. Si trasformerà il profilo infantile del tuo corpo e del tuo volto. La voce bambina. Dirai benissimo la effe in breve tempo ( la erre francese spero rimarrà). I denti da latte, un giorno di questi inizierai a perdere anche tu i denti da latte e io mi trasformerò per l’ultima volta in formichina. Non odorerai più di bambino. Smetterai di fare ad alta voce il cronista sportivo delle tue immaginarie partite di bocce e di rugby. Il tamburello irlandese tornerà a essere un tamburello irlandese e non sarà più un volante. Smetterai forse di farmi domande che sanno d’infinito. Cercherai sempre meno la mia mano. Non mi dirai più che sono la mamma più bella di tutti i paesi del mondo a parte la Svizzera. Vedrai le mie rughe all’improvviso un giorno di questi e speriamo non ti venga in mente di contarle. Mi amerai lo stesso, lo so, lo so. Smetterai di agitare la mano nell’aria per salutare tutti, anche gli aerei, i treni, i fiumi, i paesi, gli sconosciuti. Chiuderai porte tra me e te, com’è giusto che sia. Lo so che tutto ciò sarà scalzato da altre meraviglie ma io in queste righe voglio trattenere un pò il profilo incantato del tuo essere bambino e quello stupefatto del mio essere madre.


Bouquet by Muybridge

Giovedì, 12 Aprile 2007

Calore sul petto.
Un sms sintetico di sette parole al quale ho risposto con due punti e parentesi chiusa. Niente in confronto al sorriso che avevo sul volto. Non so i dettagli, quante siano, dove abbiano messo la loro dimora, chi le ha viste per primo. Un sms tra la lezione della mattina e le lezioni del pomeriggio Sono ritornate le rondini nella casa nuova. Mi sono quasi abbassata a immaginarle sfrecciare negli spazi che avevano abbandonato quando si è aperto il cantiere. Perché le rondini hanno qualcosa di irresistibile, sono pazze di gioia e senza misura. Un mio amico mi ha passato un’immagine, se reale o poetica non so . Le rondini si lanciano fino quasi a sfiorare il grano nei campi assolati per sentirne il calore sul petto. Così le vedo ( mia gioia) e sono così felice che siano tornate a casa.

 

 


Paolo Veronese, Stanza dell’Olimpo (particolare)

 

Mercoledì, 18 Aprile 2007

LG
Era Lara che si appoggiava a Giulia o Giulia a Lara? Difficile da dire. Il risultato era che stavano in piedi, e formavano una curiosa figura che spesso nei passanti destava meraviglia. Una vedeva dove agli occhi dell’altra era nebbia, e quest’ultima dove agli occhi della prima era tenebra. Lara smemorata non ricordava quello che Giulia sapeva ma era una volpe e la avvertiva ogni volta che c’era odore di trappola. Io arrivo dove tu non puoi, tu ti accorgi di quel che a me sfugge diceva spesso Giulia. Tu affannata, io rinata . Il giorno dopo Io stanca morta, tu risorta. Una parlava troppo, l’altra poco , e la somma era una perfetta trama di parole per un ordito di silenzio che accarezzava le guance ad entrambe. Quando partivano insieme, fosse anche solo per andare al mercato, era spesso un viaggio non comune. E non era per il braccio di Giulia, attaccato alla maniglia interna sopra il finestrino dell’auto nella tipica postura del vacanziere. Era che il viaggio tra gli opposti che esse erano l’avevano fatto mille volte ed era una meraviglia che riuscisse ancora.

 

 

Lunedì, 23 Aprile 2007

Very short hair
Li ho tagliati ad ottobre, prima di vederli cadere. E’ arrivata Cinzia , l’ho aspettata sotto il portico mentre saliva la rivetta del cortile, era ancora caldo fuori. Lei non s’immaginava e l’ho detto più veloce che ho potuto. Con la stessa velocità i suoi occhi si sono riempiti di lacrime, una parrucchiera sa cosa prova una che ha i capelli lunghi da quarant’anni. Poi non solo quello, naturalmente, le ha bagnato gli occhi. Non ho sentito quasi niente mentre tagliava, avevo già dato i giorni prima. Capelli splendidi, grano maturo, saettanti di vita. Da giocarci , da annusare, nascondersi ma anche no. Cos’è una donna, quando si scioglie i capelli… Per il suo uomo o un’ amica che la guarda o per se stessa . Ho sentito le forbici tagliare a caso la massa, diverso dal tagliare attento di ogni seduta precedente. Poi il freddo della macchinetta sulla pelle. Mi sono subito concentrata sul fatto che iniziava un nuovo tempo per me. Che piangere era inutile, e disperarsi ancora peggio. Sono andata a guardarmi allo specchio e ho visto il collo lungo che mia suocera mi ha sempre detto di avere. L’ho accarezzata nel pensiero. Ho pensato a Sinnead O’Connor, che tanto mi piaceva, che mi piace ancora. Una lacrima forse, l’ho lasciata cadere, come lei.
Sono passati sei mesi da allora. Adesso mi capita a volte di andare in camera di nascosto dai bambini per vedermi. Tolgo la bellissima parrucca che mi ha consentito in questi mesi di sembrare la stessa e mi guardo. E’ un’ emozione simile a quella che provavo quando correvo in camera a provarmi di nascosto da Normaton l’abito che avevo scelto per sposarmi. Così ora vedo , millimetro dopo millimetro , una nuova immagine di me prendere forma, sicura di sé. E’ buffo, buffo e insieme emozionante. Non riesco a fare a meno di sorridere davanti alla mia nuova immagine allo specchio . E mi godo questi istanti di felicità, i miei occhi che brillano d’emozione.